di Francesca
Amidei
Un giorno, di tanti anni fa su un campetto nella periferia
romana, abbiamo iniziato a giocare a tennis. Spinti dall'innocente senso di
piacere che tale attività di per sé ci procurava ma poi, come d'incanto, siamo stati
assaliti dalla devastante forza estrinseca che esige una ricompensa concreta o
morale al nostro agire.
Il sorgere di un sogno (più poetico chiamarlo sogno rispetto
all'impersonale e freddo termine "obiettivo") ci ha trasformato in
agonisti, e dato il la alla nostra personale leggenda tennistica.
La leggenda personale è quello che si è sempre desiderato
fare. Infatti da giovani tutto ci appare possibile, non disdegniamo di
sognare e desideriamo di raggiungere i nostri obiettivi. Con il passare
degli anni, però, questa volontà innata svanisce sotto le pressioni della vita
che ci portano a percepire quegli stessi sogni lontani e impossibili da
realizzare...
Un cammino lungo attraverso le dune del deserto per raggiungere
il nostro tesoro. Vittorie preziose come l'acqua e inevitabili sconfitte che,
come le tempeste di sabbia, spazzano via tutte le certezze acquisite sul campo
in ore di allenamento, mettendoci di fronte a una distesa informe di granelli.
A noi la scelta se continuare a lottare per arrivare alla meta o
cedere il passo di fronte agli inevitabili ostacoli che il tennis, la vita più
in generale, ci presenta. Ognuno ha la propria storia personale e risulta
quindi inutile, per quanto di uso comune, cadere in banali e poco proficui
paragoni tennistici. Affrettare o rallentare i tempi appare in egual misura
sbagliato perché abbiamo l'esigenza di provare, sbagliare, sperimentare,
cambiare per ottenere la massima prestazione.
Evolvere nel gioco e nella mente per sostenere la pressione
ricorrente che ci accompagna nei momenti caldi del match, al fine di
concretizzare le opportunità che ci creiamo. Ciò che ci blocca sono le scadenze
temporali prefissate, ovvero decidere a priori quando arrivare all'obiettivo.
Eppure in uno sport complesso come il tennis, animato da un numero
incalcolabile di variabili impazzite, diventa limitante mettere tali paletti
come le date sociali prestabilite che coordinano lo scandire della vita.
Il vero sogno, quindi, altro non è che scegliere di fare ogni
giorno ciò che desideriamo. Una filosofia di vita dentro e fuori dal campo da
tennis che non potrà mai essere appagata o scalfita dal numero di coppe
vinte e dal raggiungendo del proprio best ranking.
Solo così possiamo custodire intatta questa volontà innata, in
cui tutto ci appare possibile.
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