di Francesca Amidei
Il controllo in questo sport non esiste. L'unica certezza per un
giocatore di tennis è l'ultimo punto di un match, come per un essere umano è la
morte. Il come e il quando sono variabili ignote ma è proprio il non sapere a
donarci quel brio smarritosi nell'odierna società della programmazione.
Tenere a bada le emozioni per conservare la lucidità tattica e
giocare giusto. Ciò avrebbe un senso logico se la scelta corretta in una data
situazione, illustrata sui manuali di teoria, fosse garanzia di successo. Ma
all'atto pratico il "giuoco" del tennis ha l'impagabile qualità di
stupirci con i suoi bizzarri punti, dettati dalla volontà di due volubili menti
umane che barcollano tra l'illuminazione e l'oscurità.
Solo nel contraddittorio mondo della racchetta in vantaggio di
cinque giochi a uno ci sentiamo ancora così lontani dalla vittoria... Manca un
solo game per archiviare la partita ma questo è il segnale con cui il Diablo
scende in campo. La forza della disperazione, responsabile di recuperi
celestiali, versus l'insicurezza primordiale che cancella i movimenti motori
automatizzati nella nostra memoria, una tabula rasa che ci riporta ai tempi
delle interrogazioni liceali.
Si piomba così nel caos tennistico. La fase 2.0 del match offre
meno spunti tecnici ma si anima di euforiche emozioni tra momenti di pura
trance agonistica e attimi di sana follia. Dallo sferrare colpi vincenti al
mirare la O della scritta pubblicitaria sul frangivento a fondo campo, il passo
è breve.
Ogni punto può riaprire il match fino alla stretta di mano
finale. Sono tante le occasioni per turbare le frivole certezze di chi si
batte sul campo, da una palla fuori di un millimetro a una riga dal rimbalzo
beffardo fino a un net che interrompe bruscamente la corsa della pallina
adagiandola sul terreno di gioco. Attimi fuggenti che rimangono impressi nella
mente tra frustrazione e voglia di riscatto alla ricerca di un'illusoria
stabilità paradisiaca in un ambiente perennemente variabile.
Una volta iniziato a giocare il tennis si impossessa di te e
spinge ogni lato del nostro carattere all'estremo. Questa continua lotta tra il
bene e il male che c'è in noi, ci porta a odiare questo sport, ma al tempo
stesso, l'amore per questa continua sfida ci impedisce di abbandonare il campo.
Il tennis l'ha inventato il Diavolo. In esso ha racchiuso le
cinque emozioni madre: gioia, paura, rabbia, disgusto e tristezza per farci
capire quale pulsante attivare nella grande console della vita.
Un articolo da brivido. Evocazione di mille e mille match giocati e poi sognati la notte seguente.
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