sabato 29 settembre 2018

Lo sport del Diablo


LO SPORT DEL DIABLO




di Francesca Amidei

Il controllo in questo sport non esiste. L'unica certezza per un giocatore di tennis è l'ultimo punto di un match, come per un essere umano è la morte. Il come e il quando sono variabili ignote ma è proprio il non sapere a donarci quel brio smarritosi nell'odierna società della programmazione.

Tenere a bada le emozioni per conservare la lucidità tattica e giocare giusto. Ciò avrebbe un senso logico se la scelta corretta in una data situazione, illustrata sui manuali di teoria, fosse garanzia di successo. Ma all'atto pratico il "giuoco" del tennis ha l'impagabile qualità di stupirci con i suoi bizzarri punti, dettati dalla volontà di due volubili menti umane che barcollano tra l'illuminazione e l'oscurità.

Solo nel contraddittorio mondo della racchetta in vantaggio di cinque giochi a uno ci sentiamo ancora così lontani dalla vittoria... Manca un solo game per archiviare la partita ma questo è il segnale con cui il Diablo scende in campo. La forza della disperazione, responsabile di recuperi celestiali, versus l'insicurezza primordiale che cancella i movimenti motori automatizzati nella nostra memoria, una tabula rasa che ci riporta ai tempi delle interrogazioni liceali.

Si piomba così nel caos tennistico. La fase 2.0 del match offre meno spunti tecnici ma si anima di euforiche emozioni tra momenti di pura trance agonistica e attimi di sana follia. Dallo sferrare colpi vincenti al mirare la O della scritta pubblicitaria sul frangivento a fondo campo, il passo è breve.

Ogni punto può riaprire il match fino alla stretta di mano finale. Sono  tante le occasioni per turbare le frivole certezze di chi si batte sul campo, da una palla fuori di un millimetro a una riga dal rimbalzo beffardo fino a un net che interrompe bruscamente la corsa della pallina adagiandola sul terreno di gioco. Attimi fuggenti che rimangono impressi nella mente tra frustrazione e voglia di riscatto alla ricerca di un'illusoria stabilità paradisiaca in un ambiente perennemente variabile.

Una volta iniziato a giocare il tennis si impossessa di te e spinge ogni lato del nostro carattere all'estremo. Questa continua lotta tra il bene e il male che c'è in noi, ci porta a odiare questo sport, ma al tempo stesso, l'amore per questa continua sfida ci impedisce di abbandonare il campo.

Il tennis l'ha inventato il Diavolo. In esso ha racchiuso le cinque emozioni madre: gioia, paura, rabbia, disgusto e tristezza per farci capire quale pulsante attivare nella grande console della vita.


1 commento:

  1. Un articolo da brivido. Evocazione di mille e mille match giocati e poi sognati la notte seguente.

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