giovedì 30 agosto 2018

L'estinzione della parola "bravo"


L'ESTINZIONE DELLA PAROLA "BRAVO"




di Francesca Amidei

Da sempre i modi per ottenere il punto sono essenzialmente tre: il colpo vincente, l'errore procurato all'avversario e l'errore gratuito, quando si sbaglia da soli. Una partita di qualità tra professionisti viene valutata dall'esatto equilibrio di questi tre fattori. Solo quando si rompe questo equilibrio e le situazioni vincenti si avvicinano al 40% si tratta di super tennis.
Del resto nelle categorie agonistiche l'errore gratuito è il fattore che maggiormente si manifesta così come se prendiamo in esame una partita tra giocatori under dove di rado una pallina, dopo aver rimbalzato in campo, prosegue la sua corsa indisturbata senza essere intercettata dalla racchetta nemica.

Ciò significa che mettere a segno un colpo vincente  richiede un sofisticato mix di tecnica, potenza e precisione. Inoltre per non ridurre questo gesto fugace a una mera meccanica esecutiva, dobbiamo includere una componente emozionale che il più delle volte decelera il braccio rubando fluidità al colpo. Questo fa si che i due contendenti invece di picchiare la palla si limitano ad appoggiarla dall'altra parte usurando la fascia centrale di campo, come schermitori che si muovono avanti e dietro all'unisono sulla pedana senza affondare mai la spada.

Da questa breve analisi si evince che fino ad un certo livello il mantra che aleggia sui campi nostrani è chi meno sbaglia, vince . Eppure nonostante la rarità, al colpo vincente non gli viene riservato il giusto tributo, anzi il più delle volte tende a innervosire oltre misura chi lo subisce. Un atteggiamento di nervosismo di fronte a una prelibatezza tecnica è sintomo di scarsa capacità critica, frutto di una società avara di complimenti.

La realtà è che il colpo vincente ci rende impotenti. Tolleriamo di poter tirare fuori o a rete perché almeno siamo riusciti a intuire le intenzioni del nostro avversario, al contrario, vedere la palla che ci sfila davanti senza la possibilità di toccarla fa azionare in noi la paura di essere vulnerabili.

L'errore procurato è il tassello che eviterà l'estinzione della parola "bravo" dal linguaggio tecnico del tennista. Infatti ha il compito di mediare tra l'errore gratuito e il colpo vincente, come una sorta di compromesso che ci dona la giusta serenità per rivolgere un complimento a chi ha scagliato con forza e precisione quella palla vicino alla riga perché, arrivare a colpirla, alimenta in noi la speranza di trovare il modo per reagire alle pallate nemiche.

Si è sempre detto che il tennis è come la vita eppure questa affermazione è tradita da una sostanziale differenza: in un caso amiamo le persone che ci stupiscono, nell'altro odiamo i giocatori che ci sorprendono.


Nessun commento:

Posta un commento