lunedì 10 giugno 2019

Linea di Confine


LINEA DI CONFINE





di Francesca Amidei

La scelta porta alla crisi. La crisi mette tutto in discussione. I pensieri scorrono veloci, accavallandosi nella mente. La risposta non è vincere e neppure perdere, entrambe risultano giuste ed errate allo stesso tempo.

C'è un'era per essere folli ed egoisti. E un momento per affidarsi alla ragione. Colpi estemporanei lasciano spazio a quadri tattici precisi, giusti, che portano punti a ripetizione. Un gioco ordinato, sintomatico di un' intelligenza tennistica acquisita nel tempo.

Il passaggio da un mood all'altro è il risultato di una trasposizione  interna, come l'adattamento di un'opera per adeguarla a una forma espressiva diversa. Rielaboriamo il nostro tennis secondo canoni più redditizi, un gioco economicamente vantaggioso che non ci lascia esprimere liberamente.

Questa è la linea di confine. Il nostro momento zero, staccarci da un passato che ci appartiene ma che ora risulta stretto, verso un futuro di cambiamento e concretezza. Una presa di coscienza del nostro reale valore sul campo che aspetta solo, di essere certificato dai fatti.

La prestazione sovrasta prepotentemente il binomio vittoria/sconfitta, oramai troppo banale per essere considerato come parametro di realizzazione personale. Giocatore, in fondo, significa essere in grado di esprimere il proprio massimo in ogni specifica partita.

Questa è la chiave di una raggiunta stabilità che ci porta a ottimizzare il nostro rendimento odierno, lasciandoci scivolare addosso quel senso di impotenza per un tennis meno esplosivo. E in questo frangente torna utile la frase ripetuta, in diversi idiomi, dai coach di tutto il mondo:


"Prima l'uomo, poi il tennista."


Infatti in campo, per quanto può risultare banale, non scende il giocatore ma la persona. Quell'uomo che, attraverso l'esperienza accumulata barcamenandosi tra successi e sconfitte, ha imparato a scegliere superando i momenti di crisi. 


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