mercoledì 27 febbraio 2019

Da Zero a Cento


DA ZERO A CENTO




di Francesca Amidei

Novantanove variabili imprevedibili. Il tennis è una jungla di esecuzioni tecniche, stati d'animo, imprevisti da affrontare che richiedono un'eccellente prontezza di reazione.

Da 0 a 100 in 2,5 secondi, come l'auto più veloce sul mercato. La capacità di raggiungere grandi velocità in poco tempo ovvero di innalzare i giri del nostro gioco quando il battito cardiaco sale, senza perdere il punto di corda della curva. 

Questa è la sottile ma essenziale differenza, tra l'appassionato e l'agonista.
Però bisogna andare per gradi. Nel senso che non possiamo passare dal guidare una macchinetta a una Ferrari, senza aver fatto degli step intermedi. È un lungo ma straordinario processo di apprendimento, che ci porterà in primis a sfidare noi stessi e, solo in seguito, l'avversario di turno.

Il primo passaggio è dal tennis sociale a quello amatoriale. Il socio è colui che ogni fine settimana si esibisce in partite epocali, contro lo stesso partner, a un orario predefinito e sempre nello stesso habitat. Una sorta di routine domenicale, che si sposa alla perfezione con la vita schedulata di questa società. Ma il tennis è tutt'altro che uno sport banale e chi si innamora di lui, scavallerà al secondo step, provando il brivido di competere altrove.

Il tennis amatoriale ti costringe ad uscire dal nido, con una successione di match dai punteggi abbreviati, in orari casuali che richiedono una disponibilità variabile. E qui possiamo cominciare a parlare di gioco e di situazioni. Iniziare a capire che rapporto abbiamo con la tensione, con la paura e la gestione della partita. Se riusciamo nei punti clou a passare da zero a cinquanta, il cento è riservato ai giocatori, cioè sbagliare poco o azzardare un colpo vincente. Tradotto vuol dire fare la differenza quando ci si gioca qualcosa di importante tipo un game o un set, e non un anonimo quindici.

Arriviamo così alla jungla del tennis, l'agonismo. Qui bisogna essere sensibili e capire quale è il momento giusto per spingere sull'acceleratore per allungare, in termini di game, sull'avversario. Però facciamo un attimo un passo indietro. La prima qualità che deve possedere un giocatore è stabilizzare il proprio livello di gioco. Al di là del momento di flow, esperienza ottimale, bisogna assestarsi ad un livello di tennis sotto il quale non si scende, anche nelle giornate storte, una sorta di sei scolastico su cui fare sempre affidamento.

Acquisito questo aspetto, per diventare un Giocatore con la "G" maiuscola, bisogna saper mettere a segno i colpi migliori nei punti decisivi. Da zero a cento in due virgola cinque secondi. Per cogliere l'attimo e convertire a nostro favore una rara palla break, per tenere il servizio o concretizzare un match point.

E per ironia della sorte, uno dei modi più efficace per allenare la mente a giocare sotto pressione, si chiama proprio FORMULA UNO.


Il formula uno è un format ideato da un maestro nostrano. Ci si gioca tutto su un set, margine di errore minimo. In palio la lezione gratis se l'allievo riesce a strappare un game. Non sono ammesse distrazioni. E quando ci si trova sul 40 pari o peggio palla game per l'altro, bisogna schiacciare sull'acceleratore e affrontare la curva...


Da zero a cento. Un duplice significato che racchiude l'essenza del tennis. Una miscela di variabili impreviste da affrontare in ogni singolo match, che ci scardinano dal piattume quotidiano. E un battito di ciglia per raggiungere la massima prestazione, qui e ora, senza passato o futuro.


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