martedì 5 novembre 2019

Il Tempo del Tennista


IL TEMPO DEL TENNISTA





di Francesca Amidei

Biologi e fisici sostengono che il tempo è un concetto che è influenzato dai nostri sensi. In alcuni giorni il tempo sembra volare, in altri sembra trascinarsi stancamente, mentre altre volte sembra fermarsi.

Tutto consiste nel vedere come reagiamo al tempo dopo il rimbalzo della palla. Ci sentiamo spinti a fare in fretta, asfissiati dalla sensazione di essere in ritardo. O sentiamo di avere tempo in abbondanza dal rimbalzo al momento in cui la palla colpirà la nostra racchetta.

È ovvio, e quanto mai scontato, che dipende dalla velocità della palla in arrivo. Ma è altrettanto vero che, da un allenamento all'altro, una palla lanciata alla stessa velocità ci può sembrare, soggettivamente, che viaggi a velocità diverse. Ciò sta a testimoniare, come il nostro tempo tennistico, sia fortemente influenzato dal nostro stato d'animo.

Spesso dipende da come è stata la nostra giornata prima di scendere in campo. Possiamo provare la sensazione di avere tutto il tempo del mondo, prendere un caffè prima di iniziare a giocare o, al contrario, che il tempo ci incalza, ci opprime come se stiamo per essere schiacciati da un cancello automatico che si sta chiudendo.

La società odierna ci fa sentire perennemente in debito di tempo, viviamo in apnea, ci scordiamo di respirare tra un colpo e l'altro fino ad esaurirci. Ci dimentichiamo che il tempo e il respiro muovono i pensieri dai quali proviene l'arte, la poesia o, più semplicemente, l'ispirazione che porta a esprimere noi stessi sotto forma di tennisti. La palla si trasforma magicamente in uno specchio, come nelle favole più classiche, riflettendo il nostro stato emotivo.

Una partita di tennis si svolge a ritmi serrati, ma ci sono due momenti in cui possiamo dettare i nostri tempi. I colpi di inizio gioco, servizio e risposta, danno il "LA" all'azione. In questi istanti prima di partire, dobbiamo aspettare sempre finché non ci sentiamo pronti a giocare il punto. È fondamentale stabilire la nostra presenza sul campo, entrare nel nostro ritmo per evitare che l'avversario riesce a metterci fretta e a spingerci a giocare l'incontro al suo ritmo.

Venticinque secondi tra un punto e l'altro, novanta secondi al cambio campo. Pochi, eppure il più delle volte non li sfruttiamo. Siamo disabituati a pensare, ad ascoltarci per capire cosa proviamo al termine di un punto e prima di un nuovo quindici. Siamo diventati dei riempitori seriali di tempo, poveri supereroi dalle mille azioni quotidiane, capaci di rimpiazzare le emozioni con il fare.

Il tempo del tennista è soggettivo. Descrive la qualità del nostro tempo. Possiamo farci scivolare via inosservato ogni punto, game e set. Oppure essere coscienti di noi stessi, stare con la mente nel match. Illuminare questo istante, questo colpo questa palla per guardarli con occhi apparentemente sempre nuovi.


Nessun commento:

Posta un commento