di Francesca Amidei
Biologi e fisici sostengono che il tempo è un concetto che è
influenzato dai nostri sensi. In alcuni giorni il tempo sembra volare, in altri
sembra trascinarsi stancamente, mentre altre volte sembra fermarsi.
Tutto consiste nel vedere come reagiamo al tempo dopo il
rimbalzo della palla. Ci sentiamo spinti a fare in fretta, asfissiati dalla
sensazione di essere in ritardo. O sentiamo di avere tempo in abbondanza dal
rimbalzo al momento in cui la palla colpirà la nostra racchetta.
È ovvio, e quanto mai scontato, che dipende dalla velocità della
palla in arrivo. Ma è altrettanto vero che, da un allenamento all'altro, una
palla lanciata alla stessa velocità ci può sembrare, soggettivamente, che
viaggi a velocità diverse. Ciò sta a testimoniare, come il nostro tempo
tennistico, sia fortemente influenzato dal nostro stato d'animo.
Spesso dipende da come è stata la nostra giornata prima di
scendere in campo. Possiamo provare la sensazione di avere tutto il tempo del
mondo, prendere un caffè prima di iniziare a giocare o, al contrario, che il
tempo ci incalza, ci opprime come se stiamo per essere schiacciati da un
cancello automatico che si sta chiudendo.
La società odierna ci fa sentire perennemente in debito di
tempo, viviamo in apnea, ci scordiamo di respirare tra un colpo e l'altro fino
ad esaurirci. Ci dimentichiamo che il tempo e il respiro muovono i pensieri dai
quali proviene l'arte, la poesia o, più semplicemente, l'ispirazione che porta
a esprimere noi stessi sotto forma di tennisti. La palla si trasforma
magicamente in uno specchio, come nelle favole più classiche, riflettendo il
nostro stato emotivo.
Una partita di tennis si svolge a ritmi serrati, ma ci sono due
momenti in cui possiamo dettare i nostri tempi. I colpi di inizio gioco,
servizio e risposta, danno il "LA" all'azione. In questi istanti
prima di partire, dobbiamo aspettare sempre finché non ci sentiamo pronti a
giocare il punto. È fondamentale stabilire la nostra presenza sul campo, entrare
nel nostro ritmo per evitare che l'avversario riesce a metterci fretta e a
spingerci a giocare l'incontro al suo ritmo.
Venticinque secondi tra un punto e l'altro, novanta secondi al
cambio campo. Pochi, eppure il più delle volte non li sfruttiamo. Siamo
disabituati a pensare, ad ascoltarci per capire cosa proviamo al termine di un
punto e prima di un nuovo quindici. Siamo diventati dei riempitori seriali di
tempo, poveri supereroi dalle mille azioni quotidiane, capaci di rimpiazzare le
emozioni con il fare.
Il tempo del tennista è soggettivo. Descrive la qualità del
nostro tempo. Possiamo farci scivolare via inosservato ogni punto, game e set.
Oppure essere coscienti di noi stessi, stare con la mente nel match. Illuminare
questo istante, questo colpo questa palla per guardarli con occhi
apparentemente sempre nuovi.
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