mercoledì 19 febbraio 2020

Vivere il Tennis


VIVERE IL TENNIS




di Francesca Amidei

Il motivo per cui giochiamo a tennis, è che non vogliamo dividere con gli altri i meriti di una vittoria. Siamo delle "prime donne", che sfilano su un terroso tappeto rosso in cerca di gloria. La scelta di uno sport individuale è pure una questione di carattere. La follia e l'estrema timidezza non vengono accolte di buon grado in uno spogliatoio, che ricerca un suo equilibrio interno.

Il tennis ci permette di esprimere chi siamo, e questo può essere anche un rischio. Perché per raggiungere quella cosiddetta gloria, bisogna limare gli aspetti non proficui del nostro carattere. In parole semplici se siamo nei guai, sportivamente parlando, nessuno al di fuori di noi ci potrà tirare fuori.

Questa è la sfida più difficile da vincere, se abbiamo scelto di scendere in campo da soli. Il vantaggio della solitudine è che ogni decisione spetta a noi, e se il piano A non funziona, dobbiamo elaborare idee nuove per cambiare. Questo significa avere fantasia e flessibilità.

Passare da una tipologia a un'altra di gioco richiede, in primis, un accettazione mentale del nuovo stato. Se per vincere dobbiamo stare in campo tre ore è necessario avere una predisposizione alla fatica, la forza per non soccombere con il prolungarsi degli scambi.

E dal momento che dopo i quaranta una persona o si ama o si odia, di sicuro non si cambia. È da pischelli che bisogna prendersi la responsabilità di decidere se lottare o mollare. Un imprinting caratteriale che ci accompagnerà nel vivere il tennis.

Sport violento e infinitamente romantico che mette a nudo, pregi e difetti, di ognuno di noi. Si discosta dall'immagine di perfezione che ci regala un parco assolato pieno di margherite e coriandoli, tipico di un febbraio anomalo. Siamo portati, nello srotolarsi degli anni, a una progressiva metamorfosi umana e tecnica dettata dal tempo.

Si può anche sviluppare un tipo di gioco, e portarlo avanti per tutta la nostra vita tennistica. Rifiutarsi di apportare qualsiasi miglioria, novità, evoluzione tattica e, probabilmente, vincere o perdere in fotocopia gli stessi match. Strutturare il nostro tennis vuol dire sopprimere al minimo la possibilità di scelta e, dare un calcio netto, alla produzione di nuove soluzioni.

Questo significa sopravvivere al tennis, ma non viverlo nella completezza delle sue sfumature. Provare delle singole esperienze esaltanti sfuggendo, allo stesso tempo, alla pienezza della sua quotidianità. Come sentirsi felici durante un viaggio, per poi appiattirsi, una volta tornati a casa. E crogiolarsi nell'illusione di aver espresso noi stessi, senza aver mai osato giocare, quello strettino che ci stava tanto a cuore.


"...E con le idee puoi cambiare il mondo... Ma il mondo non cambia spesso. Allora la tua rivoluzione sarà cambiare te stesso..."

- Mannarino -

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