sabato 28 gennaio 2023

Enjoy

                                                                        ENJOY




di Francesca Amidei


Perché i bambini di oggi non sanno più divertirsi? Iniziare un articolo con una domanda è piuttosto inusuale, infatti di solito si scrivono circa cinquecento parole prima di arrivare al dunque. Questa volta invece, fin da subito, deve essere chiaro il nucleo centrale attorno a cui si srotolano gli altri concetti. 


La mia generazione, quelli strani nati negli anni ‘80 e ormai tutti over 30, sono dei fantastici Peter Pan. Dopo anni passati sui campi da tennis ci divertiamo ancora da pazzi a giocare. Ci andiamo a cercare singole sfide o tornei veri e propri, per il gusto di riprovare quelle sensazioni. L’attesa, la tensione, l’adrenalina, il sudore, la paura, la grinta, la delusione, la gioia, l’insicurezza, la sicurezza, un insieme di emozioni contrastanti che sono imprescindibili nella nostra vita. 


Ma soprattutto noi abbiamo sempre giocato per divertirci, ciò non significa che non ci interessa vincere. Anzi siamo dei rosiconi professionisti, che hanno fatto amicizia con la sconfitta. Ovvio non l’amiamo come la vittoria, ma nel tennis vinci oggi e perdi domani. Da ragazzini abbiamo pianto chissà quante volte per una partita finita male e crepato un paio di racchette, ma anche questo fa parte del gioco. Lo rendeva più bello, unico. 


Oggi la sconfitta è vissuta come un fallimento. Questa sensazione si insinua nei piccoli tennisti, togliendo loro il divertimento di giocare. Il mantra, si impara di più da una sconfitta che da una vittoria, sembra essere passato di moda. I bimbi sono schiavi del risultato, e di questo va forse incolpata la nuova scuola tecnologica. L'ansia perenne per quel registro elettronico, che rivela ai genitori in tempo reale, la vita scolastica quotidiana dei ragazzi. Le somme in passato si tiravano a fine anno. Con quella affascinante pagella di carta dove speravi, che tra un insufficienza e un bel voto, più o meno i conti tornassero. 


Questo problema non riguarda solo il tennis giovanile agonistico, ma anche la sfera amatoriale. La spensieratezza, tratto distintivo dell'infanzia, è difficile da ritrovare nelle nuove generazioni. La paralisi da risultato, frena l'istinto primitivo al gioco, e rallenta inevitabilmente la crescita tennistica e personale dei ragazzi. Nessuno ha spiegato loro che per vincere bisogna essere felici, e che la chiave della felicità è il divertimento. 


La società del risultato, ha instillato nelle nostre menti l'ossessione al successo. E diffuso la convinzione che, fare qualcosa solo per il piacere di farla, sia una perdita di tempo invece che una ricerca di benessere. In questo abbiamo contaminato i più piccoli, che hanno perso la leggerezza di giocare a tennis. 


Probabilmente non si troverà mai una risposta univoca alla domanda iniziale, che ha dato il la a questo articolo. Ma reintrodurre nella nostra cultura concetti quali condivisione, esperienza e divertimento potrebbe aiutare a sconfiggere l'uomo nero, simbolo della paura infantile. Al fine di  insegnare ai bambini l'unica parola, della così tanto studiata lingua inglese, che ancora non conoscono: ENJOY.


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