di Francesca Amidei
Nella cabala del lotto la paura corrisponde al numero novanta,
nel nostro mondo con racchetta e pallina possiamo associarla al numero
quaranta.
Lo stimolo della paura ci porta a fare cose che sembrerebbero impensabili
in condizioni normali. Questa accezione può essere interpretata in modo
positivo o negativo, possiamo trovare in noi stessi delle risorse che non
pensavamo di possedere o al contrario ritrovarci paralizzati, incapaci di
reagire.
Nel gergo tennistico si chiama "braccino" e si
concretizza il più delle volte tirando piano fuori, con la sensazione che sia
la pallina a colpire noi come uno scoglio che viene urtato dall'onda. La mente
è in panne e il braccio abbandonato a se stesso si dimentica il finale, la
forza, la rotazione con gli occhi chiusi e la speranza che la racchetta si
ribelli al nostro immobilismo animandosi di spirito decisionale per dare un
senso a quel colpo vuoto. Dobbiamo decidere se spingere o tenere perché quando
arriviamo a 40 il nostro grillo parlante - tutti i tennisti ne hanno uno - ci
ricorda che il prossimo punto potrebbe farci vincere il game e indirizzare il
set a nostro favore o riaprirlo. Ma in quei momenti i pensieri misti a idee
rimbalzano veloci nella nostra mente, confusi e impauriti siamo vicini alla
vittoria e alla sconfitta nello stesso istante.
Sembra come se qualcuno nello scrivere il nostro disegno
tennistico invece di tracciare una linea retta da un punto A a un punto B si
sia divertito a scarabocchiare il foglio bianco. Allora da 40-0 ci ritroviamo
pari e inizia l'altalena dei vantaggi, inizia la competizione vera quella con
il nostro io. In quei momenti l'avversario dall'altro lato della rete smette di
essere il nostro nemico e diventa il nostro partner, lo amiamo e odiamo perché
ci fa sentire forti e vulnerabili allo stesso tempo mettendo a nudo sul campo
le nostre più intime paure.
Ma d'altro canto uno dei più forti di sempre nel nostro sport, vincitore di undici titoli del Grande Slam afferma che:
"Se non hai paura di perdere, non meriti di
vincere"
- Bjorn Borg -