martedì 22 agosto 2017

Flow of Time

FLOW OF TIME




di Francesca Amidei

Il tempo scorre inesorabile come l’acqua e niente può arrestare la sua corsa. I sassi sul letto del fiume, i novanta secondi di pausa dopo ogni gioco dispari sono solo degli accorgimenti naturali e umani per poter regolare un moto perpetuo scandito dall’alternarsi del sole con la luna.

Tutta la nostra esistenza viene divisa in fasi, dall’infanzia all’età adulta, passando attraverso il dramma adolescenziale e ognuna è contenuta nell’altra come in una matrioska. Se un pezzo manca il gioco va avanti ma perde la sua magia primordiale perché quel periodo che non abbiamo vissuto nel tentativo maldestro di ingannare il tempo prima o poi tornerà, alterando il nostro continuum.

C’è un tempo per vincere e c’è un tempo per perdere, l’uno prescinde dall’altro. La gioia per una vittoria non sarebbe tale se non si è prima conosciuta la sconfitta ed entrambi sono indispensabili per comporre il mosaico della nostra vita tennistica. Un giocatore levigato sa che è in continua trasformazione tra picchi prestativi, flessioni fisiologiche, momenti di stallo ma la vera abilità risiede nel cogliere l’attimo in cui questo passaggio avviene per accorgersi che la nostra zona di comfort del passato è diventata nel presente una prigione.

Sfruttare ogni istante sul campo per colpire la pallina sempre più forte mossi dall’umano desiderio di spingersi oltre, perché in fondo l’agonista vive di obiettivi da raggiungere e nuovi stimoli da inseguire. Un percorso lineare in cui farsi strada all’insegna del sacrificio e dell’allenamento per costruire negli anni quella classifica che ci dona un’identità tennistica, etichettandoci come giocatori di medio o alto livello. Il rischio però è di finire fuori strada alla prima curva quando nel momento decisivo del match eseguiamo il nostro schema che tanti punti ci ha regalato ma, per quanto il kick salta e il dritto ricade lì preciso nell’angolo, non riusciamo più a conquistare un quindici……

Arenarsi a un tempo remoto nell’ostinata ricerca di una soluzione tecnica, tattica o perfino fisica per restituire al nostro tennis quell’efficacia di cui è stato privato. Ma navighiamo alla cieca perché non vogliamo aprire gi occhi verso una realtà in perenne mutazione che non guarda indietro ma ci proietta verso un nuovo presente che pretende continui adattamenti per non finire nel pantano frustante della routine. Esempi lampanti nel nostro sport ne abbiamo da Federer a Nadal che per tornare competitivi hanno apportato delle sostanziali modifiche tecnico-tattiche al loro gioco adattandosi ai tempi che corrono, desatellizzandosi da quel tennis che tempo addietro li aveva portati alla ribalta mondiale.

Il tempo scorre, possiamo decidere di rincorrerlo ancorati alle nostre illusive certezze o starci dentro sperimentando la diversità del momento. Verrà il giorno in cui il back ci darà più punti del top, lo slice sarà più ficcante del kick e allora dovremo scegliere se raccontare una nuova vittoria o narrare il tempo che fu tra passato, presente e futuro.

“L’acqua che tocchi dei fiumi è l’ultima di quelle che andò e la prima di quella che viene. Così è il tempo presente.”

- Leonardo da Vinci -