mercoledì 28 settembre 2016

Re-Play

RE-PLAY




di Francesca Amidei

Arrivi al circolo, fai l' iscrizione, vai nello spogliatoio, poggi la borsa sulla panchina, allacci le scarpe, ti scaldi, scegli pari al sorteggio, inizi la partita...

Accendi il computer, crei una nuova cartella, apri word, decidi il titolo, imposti il carattere, carichi la foto, inizi a scrivere...

Possiamo ricreare ogni volta la nostra zona di comfort attraverso gesti standardizzati che ci evocano sicurezza e controllo ma, per quanto ci sforziamo, dopo i puntini niente sarà mai uguale perché saremo noi ad essere diversi. Le nostre emozioni saranno sempre imprevedibili come gli acquazzoni estivi, eppure ci illudiamo di aver sconfitto la paura di vincere e di aver acquistato un' eterna freddezza sui punti decisivi dimenticandoci che il nostro passato non rientra di diritto nel nostro presente.

Sembra paradossale ma a distanza di mesi ciò che frena istintivamente il nostro braccio nel colpire la palla o la nostra mano nel battere i tasti del computer è proprio il colore bianco del net difficile da superare, delle righe sempre troppo vicine o della schermata che dobbiamo riempire con la nostra scrittura, la quale è la traduzione di intimi sentimenti. Le paure ciclicamente ritornano, possiamo dargli nomi diversi ma la loro sostanza non cambia.

La sensazione al termine della prima partita di torneo è che siamo stati traditi da noi stessi ma in realtà il problema è che ci siamo dati per scontati pensando di scendere in campo e ritrovare, come per magia, lo stato di flow dei tempi passati.
Ciò sarà possibile solo se saremo disposti a rimetterci veramente in gioco perché Re-Play non significa ripetere automaticamente dei gesti ma rigiocare una nuova partita, riempire una nuova pagina bianca.