ICE OR FIRE
di Francesca Amidei
La vittoria o la sconfitta per un tennista è una questione di
vita o di morte. Quando scendiamo in campo paura, ansia, angoscia, rabbia,
tensione danno consistenza ai nostri colpi altrimenti vuoti. La mente ha
l'arduo compito di resettarsi a ogni singolo punto, cancellare il passato e
ignorare l'imminente futuro, per mantenere quel sottile equilibrio tra
impassibilità e impazzimento.
Li chiamano Iceman, uomini di ghiaccio. Tennisti mono espressivi
a cui non è concesso mostrare all' esterno le loro emozioni. Respiro regolare,
battito cardiaco ritmato a testimoniare un controllo totale di se che non viene
scalfito dallo scorrere imprevedibile dei punti. Una cura maniacale dei
dettagli scandita da un rituale pre-match caratterizzato da una sequenza
standardizzata di piccoli gesti che congelano il cuore e incanalano la mente,
imperturbabile in campo come un iceberg nell'oceano.
Tennisti glaciali, ragazzi iracondi con il fuoco vivo dentro e
la sconfinata voglia di diventare i migliori. Un duro lavoro su se stessi, un
percorso di crescita lungo una vita per domare quelle insicurezze e riscrivere
la storia del tennis vincendo cinque Wimbledon consecutivi. Per eguagliare quel
record e divenire con l'ottavo sigillo il King assoluto dell'erba londinese:
"... Anche Borg aveva un carattere irascibile, tanto
che da giovane fu espulso per sei mesi dal suo circolo per comportamento
antisportivo; anche lui provava ansia, paura, tensione, rabbia ma aveva
imparato a controllarla con l'aiuto del suo allenatore, giocando la partita
punto dopo punto..."
(Borg McEnroe di Janus Metz)
"... Quando ha trovato la risposta a quei tormentosi
perché, ha chiuso il rubinetto di imprecazioni, smoccolamenti e strazi di
racchette e ha iniziato a vincere davvero..."
(Roger Federer, La Gazzetta dello Sport)
Il tennis è strategia e istinto, sicurezza e rischio, calma e
agitazione, equilibrio e pazzia. Giochiamo all'ombra di un vulcano attivo con
il perenne problema di mettere a punto strategie vincenti per mitigare i rischi
di un'eventuale eruzione. Sappiamo che se lava zampilla fuori per noi i giochi
sono finiti, abbiamo superato il nostro limite e da quel momento in poi non riacquisteremo
più il controllo del match. Per rimanere in partita fino alla fine dobbiamo
contenere le nostre emozioni nella pancia fiammeggiante del vulcano
mantenendole attive in una nube di cenere che appare e scompare alla vista
dell'avversario.
L'ossimoro ghiaccio o fuoco colpisce l'immaginario del tennista
fino a suscitare una serie di emozioni contrastanti conducendolo con le loro
suggestioni in un viaggio interiore dagli orizzonti infiniti, tra ghiacci e
deserti sterminati.