martedì 25 aprile 2017

L'allenamento oscuro

L’ALLENAMENTO OSCURO



di Francesca Amidei

Il tennis è uno sport di situazione e come tale gode di un numero di variabili non calcolabili che ogni giocatore deve affrontare nell’arco di una partita. Capacità come adattamento, problem solving, auto percezione vanno allenate con la stessa dedizione e meticolosità del dritto e del rovescio. Sapere cosa succede dentro e intorno a noi ci permetterà di fare la scelta giusta e convertire a nostro vantaggio ogni situazione imprevista e immutabile.

La sera prima di una partita ci ritroviamo a fissare il soffitto della camera e sognare a occhi aperti ogni singolo punto con l'ingenuità e al tempo stesso la presunzione di pensare di poter controllare gli eventi. Ma ciò che rende l'esperienza reale unica è la sua capacità di stupirci sempre nel bene o nel male, sgretolando quel susseguirsi di causa e effetto così lineare da risultare noioso perfino nei sogni. Creiamo nella nostra mente un anteprima di quello che sarà, un trailer del match, per provare a controllare quel senso di ansia misto a inquietudine che ci accompagna in ogni nuova esperienza alla scoperta dell'ignoto.

Vincere o perdere due parole che ci tengono sotto scacco in uno sport in cui il pareggio non esiste. Ma sarebbe banale pensare che questa sia la vera essenza di una battaglia durata ore che ci ha messo di fronte problemi da risolvere, cambiamenti repentini a cui adattarci, crescente stanchezza ed emozioni da decodificare che alterano il nostro equilibrio psico-fisico.

Le corde si rompono quando sono esauste di prendere pallate e non gli interessa se è un punto importante o se non sono passate le ore di gioco stimate per la loro durata, un pò come il navigatore che perde il segnale GPS nel bel mezzo delle oscure strade sterrate nella campagna toscana lasciando a te l'ingrato compito di ritrovare la via di casa. Il vento è libero di soffiare dove vuole alterando il moto della pallina durante uno scambio così come il sole si diverte a creare giochi di luce e ombra che dobbiamo cogliere per riadattarci velocemente al nuovo scenario, consapevoli che anche il nostro equilibrio interno subirà picchi energetici alti e bassi che dobbiamo percepire per sapere quando spingere o tenere, assecondando il momento di vigore atletico e compensando con la mente quando il fisico si farà corrompere dalla fatica.

Amare significa correre dei rischi incalcolabili, giocare una partita di tennis vuol dire avere il coraggio di affrontare quei rischi che con l'allenamento oscuro impariamo a riconoscere. Lasciarsi andare, liberarsi dell’umana ossessione di controllo per affrontare con serenità gli imprevisti che troveremo lungo il nostro cammino tennistico per trarne nuova linfa.

Perché in fondo come disse Albert Einstein:

“Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per cosi dire morto; i suoi occhi sono spenti”