giovedì 27 luglio 2017

Turning Point

TURNING POINT




di Francesca Amidei

La nostra storia contiene al suo interno dei momenti di svolta, come i picchi vitali di un encefalogramma altrimenti piatto. Una scelta esistenziale che chiude con un punto un paragrafo di vita, per andare a capo alla riga successiva e iniziare con la lettera maiuscola un nuovo capitolo.

Turning point, in italiano "punto di svolta", esprime questo concetto nel campo da tennis. Un unico quindici al termine del match rimane impresso nella nostra memoria perché, a posteriori, ci rendiamo conto che ha determinato le sorti dell'incontro. Alla fine le partite, anche quelle che durano cinque ore, girano su pochi punti e quindi basta pochissimo per indirizzare un match in una direzione piuttosto che in un' altra. In quegli attimi carichi di patos bisogna fare la differenza, tenere a bada le emozioni e tendere la mano alla paura per salvare una palla break o chiudere un game.

"La differenza fra me e Guy Forget? Lui faceva ace sul 15-0, io sul 30-40"

Questa frase inserita nelle citazioni celebri dei campioni di tennis e rilasciata da Boris Becker, rimarca che nel nostro sport la dimensione temporale del quando ha una maggiore rilevanza rispetto al binomio quale - quanto che indica qualità e quantità. Percepire il momento in cui ciò sta avvenendo mentre si è in campo richiede una grande sensibilità e la capacità di essere con la mente dentro al match, nel presente, senza vaneggiare sul futuro o deprimersi per un passato che non può più essere cambiato. Di solito in questa fase di crescente tensione lo scambio si allunga sconfinando ben oltre i tre colpi tipici del tennis moderno, regalandoci spesso un finale pirotecnico con magie degne di entrare nelle clip "the best shots" di fine torneo.

Per vincere quel punto lì bisogna osare eppure ci viene difficile, frenati fuori dal campo dai canoni di una società che ci esorta a rifugiarci in futili certezze. Quando arriva il turning point, se siamo in grado di riconoscerlo, capiremo che il tempo di tirare piano dentro aspettando l'errore dell'avversario è finito. L'amato compromesso, protagonista indiscusso del ventesimo millennio, dovrà lasciare spazio alla scelta folle ma pensata di giocare un vincente folcloristico perché cambiare è sempre strano ma il turbine di sensazioni che si provano tra smarrimento ed esaltazione sono la vera essenza della vita.


E allora viva chi ha il coraggio di fare un bel respiro, chiudere gli occhi e tirare a tutto braccio quel dritto che per troppi anni abbiamo trattenuto imprimendo sul terreno un segno indelebile, simbolo di un nuovo inizio tennistico che alla fine ci sembrerà così naturale come sposarsi dopo dodici anni di fidanzamento in un fantastico paesino tra i monti.