di Francesca Amidei
La nostra storia contiene al suo interno dei momenti di svolta,
come i picchi vitali di un encefalogramma altrimenti piatto. Una scelta
esistenziale che chiude con un punto un paragrafo di vita, per andare a capo
alla riga successiva e iniziare con la lettera maiuscola un nuovo capitolo.
Turning
point, in italiano "punto di svolta", esprime questo concetto nel
campo da tennis. Un unico quindici al termine del match rimane impresso nella
nostra memoria perché, a posteriori, ci rendiamo conto che ha determinato le
sorti dell'incontro. Alla fine le partite, anche quelle
che durano cinque ore, girano su pochi punti e quindi basta pochissimo per indirizzare un match in
una direzione piuttosto che in un' altra. In quegli attimi carichi di patos
bisogna fare la differenza, tenere a bada le emozioni e tendere la mano alla
paura per salvare una palla break o chiudere un game.
"La differenza fra me e Guy Forget? Lui faceva ace
sul 15-0, io sul 30-40"
Questa frase
inserita nelle citazioni celebri dei campioni di tennis e rilasciata da Boris
Becker, rimarca che nel nostro sport la dimensione temporale del quando ha una
maggiore rilevanza rispetto al binomio quale - quanto che indica qualità e
quantità. Percepire il momento in cui ciò sta avvenendo mentre si è in campo
richiede una grande sensibilità e la capacità di essere con la mente dentro al
match, nel presente, senza vaneggiare sul futuro o deprimersi per un passato
che non può più essere cambiato. Di solito in questa fase di crescente tensione
lo scambio si allunga sconfinando ben oltre i tre colpi tipici del tennis
moderno, regalandoci spesso un finale pirotecnico con magie degne di entrare
nelle clip "the best shots" di fine torneo.
Per vincere
quel punto lì bisogna osare eppure ci viene difficile, frenati fuori dal campo
dai canoni di una società che ci esorta a rifugiarci in futili certezze. Quando
arriva il turning point, se siamo in grado di riconoscerlo, capiremo che il
tempo di tirare piano dentro aspettando l'errore dell'avversario è finito.
L'amato compromesso, protagonista indiscusso del ventesimo millennio, dovrà
lasciare spazio alla scelta folle ma pensata di giocare un vincente
folcloristico perché cambiare è sempre strano ma il turbine di sensazioni che
si provano tra smarrimento ed esaltazione sono la vera essenza della vita.
E allora
viva chi ha il coraggio di fare un bel respiro, chiudere gli occhi e tirare a
tutto braccio quel dritto che per troppi anni abbiamo trattenuto imprimendo sul
terreno un segno indelebile, simbolo di un nuovo inizio tennistico che alla
fine ci sembrerà così naturale come sposarsi dopo dodici anni di fidanzamento
in un fantastico paesino tra i monti.