martedì 23 agosto 2016

La Grande Vittoria

LA GRANDE VITTORIA




di Francesca Amidei

Il nuovo millennio oltre ad aver rivoluzionato la geografia del tennis tanto da trasformarlo da sport di nicchia a fenomeno globale, l' ha rinnovato grazie allo sviluppo tecnologico di nuovi materiali che hanno posto fine all' era del legno. E questo ha portato diversi benefici migliorando le perfomance di chi a tennis già sapeva giocare, rendendo più soft l' approccio di chi si avvicina per la prima volta al nostro sport e in particolare permettendo ai baby tennisti di imitare i grandi con campi e racchette su misura creati ad hoc per loro.

Fin qui verrebbe da pensare viva l'anno duemila che ha reso più umano uno sport di per se tecnicamente molto complesso ma in realtà questa ondata di semplicità è una pura illusione, come un gioco di prestigio in cui rimaniamo abbindolati dal risultato senza però capirne il trucco.


Giovani tennisti in erba disposti a tutto sul campo pur di vincere sempre e subito, impazienti di scalare classifiche a suon di tornei under tra un finto c'mon e un pianto isterico rinviando l' appuntamento con la sconfitta, con la vita:

"Un uomo dovrebbe riconosce le sue sconfitte garbatamente così come festeggia le sue vittorie, Max. Col tempo vedrai che un uomo non impara niente quando vince. Perdere invece può condurre a grande saggezza. Il nocciolo della quale poi è quanto sia più gradevole vincere. È inevitabile perdere di tanto in tanto... Il trucco è che non diventi un' abitudine."

Questa frase tratta dal film Un' Ottima Annata viene pronunciata da Albert Finney nei panni di Henry Skinner per spiegare al nipote - sceso dalla Grande Londra nelle campagne provenzali per l' estate - il valore prezioso che ogni sconfitta cela al suo interno. Il ragazzino biondo al termine della partita di tennis persa contro lo zio dà sfogo alla sua ira piagnucolando e lanciando la racchetta finché non vede il legno cedere alla sua frustrazione, inconsapevole che una sconfitta fortifica e non uccide.

Il mondo in cui viviamo va veloce, ma questa filosofia di vita di volere tutto e subito non si sposa bene con il nostro sport dove il fisico e la mente hanno bisogno di tempo per crescere e rinforzarsi. Un uomo non impara niente quando vince ma incoroniamo chi trionfa a Wimbledon junores, perdere invece può condurre a grande saggezza ma condanniamo chi a vent' anni perde un match, a detta degli esperti, già vinto.


Siamo stati inghiottiti e lobotomizzati dall' isteria generale che avvolge le capitali più affascinanti del globo dimenticandoci quanto sia bella la vera semplicità. Sarà solo fermandoci un istante a fissare il tramonto sulle onde del mare o seduti su un sasso in riva al fiume circondati dal silenzio delle verdi montagne che potremmo comprendere nel profondo, con il cuore non con la testa, il trucco che dona magia alle nostre vite. Allora dobbiamo solo trovare il coraggio di chiudere gli occhi, di ripercorrere le tappe della nostra storia e come per incanto capiremo che la Grande Vittoria altro non è che la somma delle nostre sconfitte.