di Francesca
Amidei
Il nuovo millennio oltre ad aver rivoluzionato la geografia del
tennis tanto da trasformarlo da sport di nicchia a fenomeno globale, l' ha
rinnovato grazie allo sviluppo tecnologico di nuovi materiali che hanno posto
fine all' era del legno. E questo ha portato diversi benefici migliorando le
perfomance di chi a tennis già sapeva giocare, rendendo più soft l' approccio
di chi si avvicina per la prima volta al nostro sport e in particolare
permettendo ai baby tennisti di imitare i grandi con campi e racchette su
misura creati ad hoc per loro.
Fin qui verrebbe da pensare viva l'anno duemila che ha reso più umano uno sport di per se tecnicamente molto complesso ma in realtà questa ondata di semplicità è una pura illusione, come un gioco di prestigio in cui rimaniamo abbindolati dal risultato senza però capirne il trucco.
Giovani tennisti in erba disposti a tutto sul campo pur di vincere sempre e subito, impazienti di scalare classifiche a suon di tornei under tra un finto c'mon e un pianto isterico rinviando l' appuntamento con la sconfitta, con la vita:
Fin qui verrebbe da pensare viva l'anno duemila che ha reso più umano uno sport di per se tecnicamente molto complesso ma in realtà questa ondata di semplicità è una pura illusione, come un gioco di prestigio in cui rimaniamo abbindolati dal risultato senza però capirne il trucco.
Giovani tennisti in erba disposti a tutto sul campo pur di vincere sempre e subito, impazienti di scalare classifiche a suon di tornei under tra un finto c'mon e un pianto isterico rinviando l' appuntamento con la sconfitta, con la vita:
"Un uomo dovrebbe riconosce le sue sconfitte
garbatamente così come festeggia le sue vittorie, Max. Col tempo vedrai che un
uomo non impara niente quando vince. Perdere invece può condurre a grande
saggezza. Il nocciolo della quale poi è quanto sia più gradevole vincere. È
inevitabile perdere di tanto in tanto... Il trucco è che non diventi un'
abitudine."
Questa frase tratta dal film Un' Ottima Annata viene pronunciata
da Albert Finney nei panni di Henry Skinner per spiegare al nipote - sceso
dalla Grande Londra nelle campagne provenzali per l' estate - il valore
prezioso che ogni sconfitta cela al suo interno. Il ragazzino biondo al termine
della partita di tennis persa contro lo zio dà sfogo alla sua ira piagnucolando
e lanciando la racchetta finché non vede il legno cedere alla sua frustrazione,
inconsapevole che una sconfitta fortifica e non uccide.
Il mondo in cui viviamo va veloce, ma questa filosofia di vita
di volere tutto e subito non si sposa bene con il nostro sport dove il fisico e
la mente hanno bisogno di tempo per crescere e rinforzarsi. Un uomo non impara
niente quando vince ma incoroniamo chi trionfa a Wimbledon junores, perdere
invece può condurre a grande saggezza ma condanniamo chi a vent' anni perde un
match, a detta degli esperti, già vinto.
Siamo stati inghiottiti e lobotomizzati dall' isteria generale
che avvolge le capitali più affascinanti del globo dimenticandoci quanto sia
bella la vera semplicità. Sarà solo fermandoci un istante a fissare il tramonto
sulle onde del mare o seduti su un sasso in riva al fiume circondati dal
silenzio delle verdi montagne che potremmo comprendere nel profondo, con il
cuore non con la testa, il trucco che dona magia alle nostre vite. Allora
dobbiamo solo trovare il coraggio di chiudere gli occhi, di ripercorrere le
tappe della nostra storia e come per incanto capiremo che la Grande Vittoria
altro non è che la somma delle nostre sconfitte.