L’ UNICITA’ DEI MULTIPLI
di Francesca
Amidei
Il tennis propone una serie di canoni tecnici da rispettare per
eseguire correttamente dei gesti motori complessi meglio noti come dritto,
rovescio e servizio. L'apprendimento per imitazione è un ottimo strumento per
imparare che sviluppiamo fin da bambini, quindi lodiamo il web e le moderne
tecnologie che ci permettono di osservare nei minimi dettagli le gesta pure e
armoniose dei mostri sacri della racchetta. Ogni tennista però è unico e
irripetibile con il proprio patrimonio genetico e culturale che determina la
sua idea di tennis volta ad esaltarne le capacità motorie e mentali che lo
identificano in primis come persona e poi come atleta.
Possiamo sposare lo stile spagnoleggiante ricco di top spin e passione
contrapposto al tennis dell'est tutto d'anticipo con traiettorie ficcanti e
sguardi impassibili fino ad arrivare alla tradizione a stelle strisce
caratterizzata da forza e grinta con dritti e servizi che raggiungono velocità
quasi illegali sui campi veloci. Queste caratteristiche standardizzate ci
permettono di etichettare uno sport apparentemente lineare ma che cela al suo
interno un cuore mutevole dove si intersecano qualità come fantasia,
imprevedibilità, creatività in un mix tra tecnica e personalità che esalta
l'unicità dei multipli.
“Tocca al maestro
trovare non la via stessa
che porta alla meta,
ma la forma di quella
via
rispondente al
carattere particolare dell’allievo
e assumersene la
responsabilità.”
- Eugen Herrigel -
Il modo in cui stiamo in campo, come impugniamo la racchetta, la
fluidità del gesto tecnico, gli angoli che cerchiamo tracciano un identikit ben
preciso di noi stessi. Un allenatore o come dice più correttamente Herrigel un
maestro, deve saper andare oltre la tecnica al di là delle apparenze per
decodificare il tennis dell'allievo che silenziosamente comunica le sue paure,
ansie e la visione spesso irreale di sé. Esaltare l'individualità del singolo
attraverso un metodo di allenamento condiviso in cui il giocatore percepisce di
essere sempre al centro del progetto guidato dal coach verso la scoperta del
suo tennis, come un sarto che a ogni prova cuce e adatta l'abito addosso allo
sposo.
Per riuscire a fare ciò dobbiamo abbandonare l'idea che esista
un metodo universale di insegnamento e spingerci oltre alla scoperta
dell'altro. E allora ecco che dobbiamo mettere da parte le nozioni
tecnico-tattiche apprese sul campo o lette sui tomi tennistici e rispolverare
qualità come sensibilità e intuizione insite in noi stessi per cogliere la bellezza
della diversità, perché in fondo non siamo altro che tanti omini colorati su un
banale sfondo bianco.