giovedì 28 gennaio 2016

C' mon!

C’ MON



di Francesca Amidei

C' MON!  
Un urlo di battaglia…

C' MON!  
Una scossa elettrica che ti riporta in vita…

 C' MON!  
Un pugno chiuso che ti dona la forza…

C' MON!  
Un pensiero che ti porterà alla vittoria…

Quattro lettere tenute insieme da un' apostrofo e quattro significati tenuti insieme dalla voglia di non mollare mai.

Australian Open 2016  - Day 4: Thursday 21 January - Rod Laver Arena - h 7.00 pm local - Lleyton Hewitt vs David Ferrer

Dopo due ore e ventotto minuti di gioco sul punteggio di due set a zero e cinque games a tre nel terzo set tutto a favore del tennista spagnolo, Lleyton Hewitt ha detto addio al tennis giocato urlando, nel cuore della notte australiana, l'ultimo "c'mon" della sua carriera.

Queste poche righe, se lette con occhio attento, sarebbero sufficienti per tracciare un identikit dell' ormai ex tennista nato ad Adelaide nel Febbraio del 1981. Emerge infatti il suo indiscusso spirito combattivo ed una spiccata capacità difensiva esaltata da lob e passanti che gli hanno permesso di neutralizzare, nei seicentoquindici matches vinti da professionista, gli attacchi scagliati da ogni parte del campo dai suoi avversari. 

Queste sono infatti le armi che Hewitt ha messo in mostra negli ultimi quattordici anni accompagnate da un' instancabile passione ed un amore morboso per la competizione con il sorriso e la leggerezza di chi sa di aver lasciato un segno indelebile nella storia del nostro sport.

C' era una volta un ragazzino dai capelli biondi lunghi ed il cappellino con la visiera all' indietro, stile da surfista, che ha preferito impugnare una racchetta piuttosto che cavalcare le alte onde nel Pacifico. Il giovane Lleyton ci mise solo due primavere per trovare la sua onda perfetta che lo portò a vent' anni ed otto mesi a diventare il numero uno del mondo più giovane della storia.

Quello fu l' inizio del suo biennio d' oro tra il 2000 ed il 2001 con la vittoria a Wimbledon, agli Us Open ed il doppio trionfo alle Tour Finals;

Quello fu l' attimo in cui capì che da grande avrebbe fatto il tennista;

Quello fu l' istante in cui promise a se stesso che avrebbe lottato su ogni punto per i successivi quindici anni della sua carriera;

Quello fu semplicemente il momento in cui, alzando le braccia al cielo, gridò per la volta al mondo C' MON!.

http://www.tennisworlditalia.com/tec/916/c-mon/

martedì 5 gennaio 2016

Evolution Tennis Player

EVOLUTION TENNIS PLAYER




di Francesca Amidei

Il termine "Evoluzione" nella lingua italiana significa sviluppo graduale e completo. Un processo che richiede anni e anni per giungere al suo compimento e che si realizza step by step perché risulterebbe insensato e perfino follemente presuntuoso, voler bruciare delle tappe e credere di poter ingannare il tempo. 

Inoltre molto spesso accostiamo il sostantivo "crescita" al nome di giovani tennisti alludendo solo al loro progresso tecnico trascurando, per superficialità o forse per semplice ignoranza, che i dritti ed i rovesci sono gesti realizzati da una persona pensante e non da un automa meccanico. È vero che colpire mille palline al giorno tutti i giorni per dieci anni può condurre al professionismo e portare un atleta a calpestare i campi più nobili del globo terrestre e nella migliore delle ipotesi ad alzare al cielo trofei prestigiosi e perché no, a vincere anche uno Slam!

Però siamo proprio sicuri che una volta riposta per sempre la racchetta nel fodero non rimpiangeranno per il resto della loro vita, quella vera che inizia dopo i trenta, l' adolescenza che non ci fu?

La risposta a questa domanda probabilmente la conoscono solo coloro che sono arrivati a sfidare i grandi nomi del tennis mondiale e la cui vita è ruotata intorno a quella pallina gialla e pelosa. Però a pensarci bene è in tenera età che viene chiesto loro di isolarsi dal mondo esterno e concentrarsi solo su se stessi. 

Così avrà inizio l' Evolution Tennis Player che nel giro di pochi anni li trasformerà in piccoli professionisti in grado di servire a 180 km/h, di tirare dritti ipnotici da ogni angolo del campo, di rilasciare scontate interviste in inglese e sfoggiare la consueta camminata del tennista con a seguito il suo entourage. Fino a qui apparentemente nulla di strano, ci si limita a mettere in scena quel copione non scritto che dovrebbe portare la promessa di turno al successo, ma è tra i sedici ed i ventitré anni che si rischia di rimanere intrappolati per sempre in questa bolla di sapone rinunciando alle esperienze umane che la vita ti offre. 

Ma forse è vero, solo chi ha provato il brivido di leggere il proprio nome nelle classifiche WTA e ATP ci può convincere che un anno di scuola in più o una serata a fare l' adolescente non può compromette un' intera carriera ma può far sorridere di fronte ad una sconfitta.


"Il tennis è uno sport individuale. "Individuale" perché si gioca per di più uno contro uno, ma anche perché induce a concentrarsi su una sola cosa: se stessi. Se stessi ed il proprio gioco, il proprio ritmo, i propri colpi migliori e quelli peggiori, senti il tuo corpo, ascolta le tue sensazioni, il tuo soliloquio.
A non starci attenti si diventa dei mostri. Forse campioni, ma persone a metà, talmente concentrate sul proprio ombelico da non saper più interagire con il mondo."

Flavia Pennetta - Dritto al cuore