LA NIU GENERESCION
di Francesca Amidei
La new generation domina e vince il Masters 1000 di
Shanghai. I nati tra il ’96 e il ’98 monopolizzano il palcoscenico delle
semifinali, dettando le rivalità dei prossimi dieci anni. Prematuro affermare
che il tennis ha trovato i nuovi “Big Four visto che le prime tre posizione del
ranking Atp sono ancora una questione tra “vecchi”, anche se da italiani
romantici ce lo auguriamo.
In particolare vanno sottolineate le due vittorie al
terzo set che hanno sancito l’esclusione dei veri big. Forse l’ingresso
nell’età adulta di Tsitsipas e Zverev, non scalfiti da un secondo set perso al
fotofinish. Rulli compressori nel parziale decisivo, aspettandoli al varco
nelle vere maratone Slam….
Medveved ringrazia i suoi colleghi per le imprese
compiute, annientandoli in due comodi set per aggiudicarsi la vittoria finale.
Non mancherà occasione al russo di mettersi in proprio, completando la sua
personale collezione di scalpi prestigiosi. A questi tre moschettieri della
racchetta si aggiunge, in punta dei piedi, il tennista romano con la sua prima
stagione di rilievo tra i grandi. Risultati da confermare e vertigini da alta
quota nella classifica mondiale, con la race che lo vede ottavo lanciato verso
le ATP Finals.
Shanghai è stata una lente di ingrandimento sul tennis
che verrà. Ma un pensiero amarcord va fatto, se non altro per quei dieci minuti
che hanno visto riaccendersi un Roger Federer assai opaco. Il King del tennis
si è ribellato a un ko in due set, tirando fuori tre conigli dal cilindro per
annullare una sfilza di match point consecutivi, quando ormai il giovane
teutonico si apprestava a stringergli la mano.
Era chiaro che lo svizzero non sarebbe uscito vittorioso
dal campo. Ma sono proprio quelle sensazioni che abbiamo il terrore di perdere
con in cambio generazionale. Rimanere con gli occhi sgranarti incollati allo
schermo, scordarci per un breve istante che è un banale pomeriggio
infrasettimanale lavorativo, vivere quella manciata di minuti con il cuore in
gola e, più di ogni altra cosa, regalarci un sogno. Abbiamo il terrore che la
new generation ci porti via la capacità di emozionarci. Che ci renda apatici di
fronte allo schermo al plasma che arreda il nostro salone, seguendo con lo
sguardo annoiato una pallina vuota che sorvola la rete.
Ma forse è la stessa paura che, in passato, ha
accompagnato il ritiro di altri illustri tennisti che hanno abbellito la storia
del nostro sport. Smettiamo di paragonare le nuove leve ai campioni levigati e
apriamoci al cambiamento. Al fine di guardare, con occhi vergini, il tennis che
verrà.