giovedì 17 ottobre 2019

La Niu Generescion


LA NIU GENERESCION




di Francesca Amidei

La new generation domina e vince il Masters 1000 di Shanghai. I nati tra il ’96 e il ’98 monopolizzano il palcoscenico delle semifinali, dettando le rivalità dei prossimi dieci anni. Prematuro affermare che il tennis ha trovato i nuovi “Big Four visto che le prime tre posizione del ranking Atp sono ancora una questione tra “vecchi”, anche se da italiani romantici ce lo auguriamo.

In particolare vanno sottolineate le due vittorie al terzo set che hanno sancito l’esclusione dei veri big. Forse l’ingresso nell’età adulta di Tsitsipas e Zverev, non scalfiti da un secondo set perso al fotofinish. Rulli compressori nel parziale decisivo, aspettandoli al varco nelle vere maratone Slam….

Medveved ringrazia i suoi colleghi per le imprese compiute, annientandoli in due comodi set per aggiudicarsi la vittoria finale. Non mancherà occasione al russo di mettersi in proprio, completando la sua personale collezione di scalpi prestigiosi. A questi tre moschettieri della racchetta si aggiunge, in punta dei piedi, il tennista romano con la sua prima stagione di rilievo tra i grandi. Risultati da confermare e vertigini da alta quota nella classifica mondiale, con la race che lo vede ottavo lanciato verso le ATP Finals.

Shanghai è stata una lente di ingrandimento sul tennis che verrà. Ma un pensiero amarcord va fatto, se non altro per quei dieci minuti che hanno visto riaccendersi un Roger Federer assai opaco. Il King del tennis si è ribellato a un ko in due set, tirando fuori tre conigli dal cilindro per annullare una sfilza di match point consecutivi, quando ormai il giovane teutonico si apprestava a stringergli la mano.

Era chiaro che lo svizzero non sarebbe uscito vittorioso dal campo. Ma sono proprio quelle sensazioni che abbiamo il terrore di perdere con in cambio generazionale. Rimanere con gli occhi sgranarti incollati allo schermo, scordarci per un breve istante che è un banale pomeriggio infrasettimanale lavorativo, vivere quella manciata di minuti con il cuore in gola e, più di ogni altra cosa, regalarci un sogno. Abbiamo il terrore che la new generation ci porti via la capacità di emozionarci. Che ci renda apatici di fronte allo schermo al plasma che arreda il nostro salone, seguendo con lo sguardo annoiato una pallina vuota che sorvola la rete.

Ma forse è la stessa paura che, in passato, ha accompagnato il ritiro di altri illustri tennisti che hanno abbellito la storia del nostro sport. Smettiamo di paragonare le nuove leve ai campioni levigati e apriamoci al cambiamento. Al fine di guardare, con occhi vergini, il tennis che verrà.