di Francesca
Amidei
Dritto all'incrocio delle righe... punto ... forza! Prima in
slice... punto ... forza! Scambio lungo... punto ... c'mon!
Tre
a zero sopra al cambio campo. Amo il tennis, la vita è bella, sento il
piacevole calore del sole sulla pelle...
Doppio
fallo... punto perso ... imprecazione! Rovescio a rete... punto perso ... sono
una sega! Volèe larga... punto perso ... racchetta crepata!
Cinque
a quattro sotto al cambio campo. Odio il tennis, la vita fa schifo, è da pazzi
giocare con questo caldo...
Una
partita di tennis è come un' altalena che sale e scende in un dondolio perpetuo,
ti porta in alto a toccare il cielo con un dito e ti riporta giù con i piedi
per terra in attesa di una nuova spinta per ripartire.
Esprimiamo per un ora il nostro miglior tennis ricco di accelerazioni e colpi (che forse ignoravamo di saper fare) dalle traiettorie variopinte che disegnano il campo in largo e lungo alla ricerca dell'ultimo angolino bianco rimasto sulla tela per sferrare la pennellata decisiva. I game scivolano via veloci senza apparenti difficoltà siamo padroni del campo in totale controllo del match e di noi stessi, vinciamo i primi tre giochi in scioltezza e al cambio campo ci alziamo in piedi sull'altalena per goderci la freschezza della brezza estiva che ci accarezza la faccia.
Esprimiamo per un ora il nostro miglior tennis ricco di accelerazioni e colpi (che forse ignoravamo di saper fare) dalle traiettorie variopinte che disegnano il campo in largo e lungo alla ricerca dell'ultimo angolino bianco rimasto sulla tela per sferrare la pennellata decisiva. I game scivolano via veloci senza apparenti difficoltà siamo padroni del campo in totale controllo del match e di noi stessi, vinciamo i primi tre giochi in scioltezza e al cambio campo ci alziamo in piedi sull'altalena per goderci la freschezza della brezza estiva che ci accarezza la faccia.
Dopo
i canonici due minuti di break si riprende a giocare e teniamo il servizio
ma ci accorgiamo di essere distratti. In breve tempo tra colpi che finiscono
larghi di poco e l'impazzimento dovuto all' incapacità di capire cosa sia
cambiato rispetto a dieci minuti fa quando eravamo belli e concreti, ci
ritroviamo sotto cinque game a quattro al cambio campo con le catene dell'
altalena che iniziano a scricchiolare e il bisogno di una nuova spinta, una
fiammata per interrompere il momento no.
"Yin (nero) Yang (bianco) è una
rappresentazione simbolica del processo universale che ritrae un cambiamento
piuttosto che il disegno statico della realtà. Al cuore del pensiero taoista vi
è il principio della polarità, l'enfasi con cui si sottolineano gli opposti non
deve indurre erroneamente a immaginare una situazione di conflitto, anzi, ogni
cosa implica l'esistenza di un opposto, ed è proprio a esso che deve il suo
significato, è così che vita e morte, luce e buio, positivo e negativo coesistono
come le parti di un unico e identico sistema. La teoria cinese non separa la
causa dall'effetto ma l'una si trasforma invariabilmente nell'altro in un ciclo
continuo di metamorfosi: la vita è un gioco dove gli eventi confluiscono uno
sull'altro in una cascata continua."
Il
tennis è nato in Inghilterra nel lontano 1789 ma sposa appieno la filosofia
cinese. Ti fa sentire forte e vulnerabile, euforico e depresso, sicuro e
insicuro, vittorioso e sconfitto alla continua ricerca di un ingannevole
equilibrio. È vero ci sono quei giocatori che per determinate caratteristiche
personali riescono a garantire un livello standard di gioco in qualsiasi
situazione ma noi no, quindi dobbiamo accettare i momenti bui per riaccendere
la luce consapevoli che siamo l'una e l'altra cosa in un susseguirsi di up
& down. Solo così possiamo riprendere il controllo del set e librarci
nuovamente in aria.