di Francesca Amidei
Sguardo intenso, camminata lenta, ritornello canticchiato in
loop nella mente a ovattare i ripetuti c'mon o vamos urlati dall'altra parte
della rete. Lo scorrere del match sembra non essere affar nostro chiusi in una
bolla di sapone a pensare alla vita piuttosto che al punteggio e al colpo
successivo, ma il campo ci da ragione perché una partita di tennis non è la
risultante di un susseguirsi di esecuzioni biomeccaniche corrette ma più
realisticamente un implosione di emozioni che cerchiamo di esprimere con
movenze eleganti.
Vantaggio,
servizio, errore, break, love sono termini del linguaggio tennistico che non si
discostano molto dagli aspetti salienti che caratterizzano la nostra esistenza
quotidiana. I saggi della racchetta sostengono che a parità di livello vince
quasi sempre il giocatore con maggiore cultura a dispetto dei fautori di un
allenamento totalizzante che ti rapisce alla vita, dove ogni singola partita
diventa un'occasione unica di riscatto a quella buia routine di appiattimento
umano.
In questo
equilibrio apparentemente eterno in cui ci si annulla a vicenda sulle diagonali
e il binomio servizio/risposta viaggia su simili percentuali, ogni pallina
torna al di là della rete come se si fosse ribellata all'esito di quello schema
pluri provato in allenamento. E cosa se non l'amore, la bellezza, la
creatività, la poesia possono spezzare questo nauseante stallo e scongelare
l'emisfero destro del nostro cervello sede dei sogni, dell'intuizione,
dell'istinto per restituirci la libertà di espressione tennistica.
Osservare con
mente aperta l'attività umana che ci circonda, ascoltare quel brusio continuo
di voci che fanno da colonna sonora al mondo, curiosare tra le vite altrui per
aggiungere nuovi tasselli alla nostra personalità silenziosa come un bambino
che con i suoi mattoncini colorati crea, costruisce e modifica la sua opera
d'arte fino a esserne pienamente soddisfatto per poi demolirla e dare
nuovamente libero sfogo alla sua fantasia con nuove sculture.
Abbattiamo
quei clichè tipici dell'età adulta che trovano sfogo nella cupa routine e
tuffiamoci in realtà diverse per conoscere e toccare con mano gli infiniti set
creativi per sentirci a volte protagonisti e altre volte comparse. Alla fine
sul nostro palco in terra rossa siamo tutti attori ma alcuni recitano sempre lo
stesso copione dando sfogo alla loro personalità rumorosa risultando inadeguati
alla situazione. Al contrario chi ha acquisito la conoscenza del diverso sa
districarsi in più ruoli, da testa di serie a sfidante, in totale armonia con
tutte le diverse tipologie di tennis che la sua personalità silenziosa ha da
offrirgli rimanendo sempre se stesso.
Il giorno
che accoglieremo la vera bellezza nel nostro tennis alzando lo sguardo al cielo
durante una partita per ammirare un incredibile tramonto, ricominceremo a creare
gioco con traiettorie impossibili come costruire una navicella realista
composta da 3500 pezzi.