lunedì 25 settembre 2017

Il Camaleonte

IL CAMALEONTE



di Francesca Amidei

Nel tennis moderno sono state definite cinque tipologie di giocatore per esaltare i punti di forza e nascondere le debolezze di ogni tennista, allo scopo di far emergere le caratteristiche individuali degli atleti. Tale classificazione stilata dagli addetti ai lavori si esplicita con l'attaccante da fondo, il contrattaccante da fondo, il completo a tutto campo, il giocatore d'attacco, il giocatore serve & volley e il camaleonte.

Le prime cinque tipologie sono universalmente riconosciute e quindi di facile comprensione per chi vive nel tennis e per il tennis. La sesta può invece suscitare un certo interesse come l'attenzione totalizzante di un bambino per un nuovo gioco. Una parola al di fuori di quel glossario ufficiale che si ripropone presuntuosamente di definire ogni singolo gesto e movimento che compiamo impugnando la racchetta.

Un rettile che per sua natura ha la capacità di mutare colore e mimetizzarsi con il mondo che lo circonda, non può limitarsi a impersonificare una tipologia di giocatore ma raccoglie al suo interno un significato simbolico ben più profondo. Una filosofia di vita improntata sull'adattamento estremo e repentino regolato dallo stato emotivo e questo principio va oltre le doti tecniche per le quali veniamo pubblicamente etichettati come giocatori X, perchè qui si parla della nostra essenza più profonda che rifiuta banali classificazioni per proteggere la sua libertà al cambiamento.

Allora camaleonte è colui che ingloba tutte le tipologie e nessuna, sa districarsi tra gli schemi standardizzati dei suoi avversari smascherando la loro natura tennistica a tinta unita che sbiadisce colpo dopo colpo nella ripetitività di un gioco magari redditizio ma cupo. Il camaleonte al contrario propone un tennis variopinto dove gioca con le sue debolezze perché sa che non possono rimanere nascoste per l'intera partita, per la vita e le sostiene alternandole con i punti di forza in un mix di colori incerti e fosforescenti che fondendosi insieme ci regalano un perfetto dipinto impressionista a tinte pastello in cui attacchi, difese, contrattacchi e discese a rete convivono in armonia.

La libertà di diversificare e creare un gioco sempre nuovo privo di punti di riferimento per noi e per gli altri. Il coraggio di rischiare, la voglia di andare oltre ciò che sappiamo fare per sperimentare il nuovo e arricchire il nostro bagaglio esperienziale. E poco importa se la palla corta rimane lunga, se l'attacco sfiora la riga senza accarezzarla o se la volèe un pò steccata ci fa subire un passante. Batteremo le mani al nostro amico al di là della rete consapevoli che quel applauso è anche per noi, perché ci siamo spinti oltre quella prigione tennistica e mentale dove ci siamo rinchiusi limitando la nostra libertà di espressione.

I camaleonti cambiano colore per amore e non semplicemente per mimetizzarsi con l'ambiente circostante, così noi dobbiamo competere per scoprire le variazioni cromatiche che più ci appartengono e non semplicemente per la vittoria.