domenica 28 gennaio 2024

Il Ragazzo che diventa Eroe

 Il ragazzo che diventa eroe





di Francesca Amidei


Il 16 Agosto 2001 a San Candido nacque Jannik Sinner. E oggi, Domenica 28 Gennaio 2024, il tennis italiano è entrato nella storia. 


Il 12 Febbraio 2018 un ragazzino altoatesino, dai capelli rossi e la carnagione chiara, entra per la prima volta nella classifica mondiale, alla posizione n. 1592. A ventidue anni, quello stesso ragazzo, da numero quattro del mondo, trionfa agli Australian Open. E l’Italia torna a vincere uno Slam dopo 48 anni... 


Tutto è iniziato in semifinale. Ci siamo svegliati giovedì alle 4.30 di mattina, nei turni precedenti Jannik non aveva perso un set, e si percepiva nell’aria una certa elettricità. I campi romani sembravano più rossi. Sinner ha prima strapazzato Djokovic per due set e concluso poi il lavoro al quarto set, in tre ore e ventidue minuti di gioco. Il serbo era imbattuto in semifinale agli Australian Open, dove vantava un incredibile dieci su dieci. 


Domenica la finale. Pronti e via due set a zero per Medvedev, e lì le nostri menti hanno vacillato. Ma poi si scatena Sinner, in una battaglia fisica e nervosa. Gli c’è voluta un’ora e quaranta minuti per raddrizzare la partita e conquistare il titolo con il punteggio di 3/6 3/6 6/4 6/4 6/3. 


All’improvviso tutto ha un senso. Tu sei il campione del popolo, di quelle generazioni che per anni hanno dato tutto sul campo. Per tutti i giocatori agonisti e i maestri che hanno amato, sofferto, sudato, lottato e aspettato questo momento. 


Noi sul match point ci siamo commossi. Siamo tornati con la mente alla prima volta che abbiamo impugnato la racchetta, alla prima partita vinta, alle lacrime versate per un match perso, alle remate infinite sulla terra, alla prima coppa sollevata, a tutte le volte che volevamo mollare e a tutte quelle in cui ci siamo rialzati. Alla decisione di trasformare una passione in lavoro, alle ore passate al freddo e a quelle trascorse a studiare, alle settimane di corsi e tirocini, e all’impagabile emozione di vedere un nostro allievo vincere una partita. 



Grazie Sinner per essere un campione

 

Grazie Jannik per averci ricordato di sorridere


Grazie Eroe! 


sabato 28 gennaio 2023

Enjoy

                                                                        ENJOY




di Francesca Amidei


Perché i bambini di oggi non sanno più divertirsi? Iniziare un articolo con una domanda è piuttosto inusuale, infatti di solito si scrivono circa cinquecento parole prima di arrivare al dunque. Questa volta invece, fin da subito, deve essere chiaro il nucleo centrale attorno a cui si srotolano gli altri concetti. 


La mia generazione, quelli strani nati negli anni ‘80 e ormai tutti over 30, sono dei fantastici Peter Pan. Dopo anni passati sui campi da tennis ci divertiamo ancora da pazzi a giocare. Ci andiamo a cercare singole sfide o tornei veri e propri, per il gusto di riprovare quelle sensazioni. L’attesa, la tensione, l’adrenalina, il sudore, la paura, la grinta, la delusione, la gioia, l’insicurezza, la sicurezza, un insieme di emozioni contrastanti che sono imprescindibili nella nostra vita. 


Ma soprattutto noi abbiamo sempre giocato per divertirci, ciò non significa che non ci interessa vincere. Anzi siamo dei rosiconi professionisti, che hanno fatto amicizia con la sconfitta. Ovvio non l’amiamo come la vittoria, ma nel tennis vinci oggi e perdi domani. Da ragazzini abbiamo pianto chissà quante volte per una partita finita male e crepato un paio di racchette, ma anche questo fa parte del gioco. Lo rendeva più bello, unico. 


Oggi la sconfitta è vissuta come un fallimento. Questa sensazione si insinua nei piccoli tennisti, togliendo loro il divertimento di giocare. Il mantra, si impara di più da una sconfitta che da una vittoria, sembra essere passato di moda. I bimbi sono schiavi del risultato, e di questo va forse incolpata la nuova scuola tecnologica. L'ansia perenne per quel registro elettronico, che rivela ai genitori in tempo reale, la vita scolastica quotidiana dei ragazzi. Le somme in passato si tiravano a fine anno. Con quella affascinante pagella di carta dove speravi, che tra un insufficienza e un bel voto, più o meno i conti tornassero. 


Questo problema non riguarda solo il tennis giovanile agonistico, ma anche la sfera amatoriale. La spensieratezza, tratto distintivo dell'infanzia, è difficile da ritrovare nelle nuove generazioni. La paralisi da risultato, frena l'istinto primitivo al gioco, e rallenta inevitabilmente la crescita tennistica e personale dei ragazzi. Nessuno ha spiegato loro che per vincere bisogna essere felici, e che la chiave della felicità è il divertimento. 


La società del risultato, ha instillato nelle nostre menti l'ossessione al successo. E diffuso la convinzione che, fare qualcosa solo per il piacere di farla, sia una perdita di tempo invece che una ricerca di benessere. In questo abbiamo contaminato i più piccoli, che hanno perso la leggerezza di giocare a tennis. 


Probabilmente non si troverà mai una risposta univoca alla domanda iniziale, che ha dato il la a questo articolo. Ma reintrodurre nella nostra cultura concetti quali condivisione, esperienza e divertimento potrebbe aiutare a sconfiggere l'uomo nero, simbolo della paura infantile. Al fine di  insegnare ai bambini l'unica parola, della così tanto studiata lingua inglese, che ancora non conoscono: ENJOY.


martedì 9 agosto 2022

Il Giocatore, il Talentuoso, il Predestinato

IL GIOCATORE, IL TALENTUOSO, IL PREDESTINATO





di Francesca Amidei


Il buono, il brutto, il cattivo è un film del 1966, tra i più celebri western nella storia del cinema. Diretto da Sergio Leone, l’autore racchiude nel titolo il suo pensiero in cui coesistono bellezza e bruttezza, umanità e ferocia. Quest’articolo prende spunto da uno dei migliori film di sempre, per descrivere, il trittico di giocatori italiani che stanno infiammando il circuito ATP.


Matteo Berrettini, il Giocatore. Nel circuito è soprannominato “the hammer” (il martello), per i suoi potenti colpi di servizio e dritto. E’ considerato il più grande giocatore italiano di sempre su erba, con quattro titoli all'attivo e l’unico ad aver disputato la finale del torneo di Wimbledon. Attualmente è il numero 15 del ranking ATP ma aveva raggiunto la sua miglior posizione al numero 6 a inizio anno.


Lorenzo Musetti, il Talentuoso. Un tennis spumeggiante e divertente, che trova nel rovescio a una mano la sua massima espressione. Nel suo palmares spicca il recente successo nel torneo ATP 500 di Amburgo, grazie al quale ha raggiunto la posizione numero 30 del ranking ATP. E’ stato il più giovane italiano di sempre ad essersi aggiudicato uno Slam a livello juniores.


Jannik Sinner, il Predestinato. E’ considerato uno dei migliori tennisti della sua generazione e come ogni futuro campione che si rispetti, ha trovato in Carlos Alcaraz il suo antagonista. Tra le sue migliori qualità spiccano la forza mentale e la capacità di esprimere il meglio nei momenti cruciali di un match. Ha conquistato sei titoli ATP su sette finali disputate ed è stato il più giovane vincitore nella storia delle NextGen ATP Finals.


La stagione tennistica in corso presenta delle somiglianze con il western, genere cinematografico d’avventura che, attraverso le vicende di pionieri, affronta il tema della “frontiera” all'epoca della colonizzazione delle regioni occidentali degli USA. E proprio in America, l’ormai ex numero uno al mondo Novak Djokovic, non potrà giocare e partecipare all'ultimo Slam dell’anno a causa delle limitazioni per i giocatori non vaccinati. In precedenza, il prestigioso torneo londinese di Wimbledon, si era privato della presenza di giocatori russi. 


Tra esclusioni di rilievo e infortuni di lunga durata, i nati tra la fine degli anni novanta e i primi anni duemila proveranno a prendersi la scena. E qui ritroviamo i tre tennisti italiani rispettivamente classe 1996, 2002 e 2001. Che sperano di avere un ruolo da protagonisti nell'ultima parte di stagione, con la rincorsa all'ottava posizione della ATP Race, per centrare la qualificazione alle Finals in territorio amico. 


In conclusione, per terminare la questione Slam in versione italiana, gli unici azzurri che vantano titoli di singolare in ambito maschile sono Pietrangeli e Panatta al Roland Garros nel 1959, 1960 e 1976. Sono passati ben quarantasei anni dall'ultimo prestigioso sigillo Slam. Ed è lecito sperare che uno tra il Giocatore, il Talentuoso e il Predestinato possa interrompere questo lungo digiuno. Con l’augurio che al momento del duello decisivo, la finale, saranno loro ad impugnare la racchetta come un fucile perché si sa che:


quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto… 


domenica 6 marzo 2022

Il Guerriero Silenzioso

IL GUERRIERO SILENZIOSO





di Francesca Amidei


Juan Martìn del Potro, il 14 Settembre 2009, trionfa agli US Open in finale contro il numero uno mondiale. Al termine di una battaglia di oltre quattro ore, è il primo nome nuovo, ad aggiudicarsi una prova dello Slam dopo che le precedenti diciotto erano state dominate da Nadal, Djokovic e Federer.


In totale ha vinto ventidue titoli nel circuito maggiore e due medaglie olimpiche, bronzo all’ Olimpiadi di Londra e argento a Rio. Ha guidato l’Argentina a conquistare per la prima volta la Coppa Davis e il suo best ranking ATP è stato il terzo posto raggiunto nell’estate del 2018.


Una carriera da top player nel panorama del tennis mondiale. Vissuta ad intermittenza dalla “Torre di Tandil”, a causa di un susseguirsi di infortuni e operazioni. Cadute e ritorni, lottando contro un destino beffardo, che si è accanito su un giocatore tanto forte quanto amato.


Delpo ha sempre avuto il consenso del pubblico, la sua empatia ti trascinava in campo a lottare con lui. Anche se il suo dritto veniva paragonato al martello del mitologico Thor, appariva come il tennista umano che sfidava una generazione di predestinati. Sul volto del “Gigante Buono” trasudavano passione, talento e sofferenza che l’hanno portato a lasciare il segno nel nostro sport.


Duemilanove e duemiladiciotto. La consacrazione e la rinascita. Il primo Slam e il best ranking. Nove anni di affermazioni e lunghi stop.


Il Guerriero Silenzioso il 9 Febbraio a Buenos Aires, nella sua Argentina, ha salutato il tennis. Dopo quasi due anni dall’ultimo match, è sceso in campo per commuoversi e, regalare a tutti gli appassionati, un ultimo intenso momento di straordinaria UMANITA’.



Gracias Delpo! 


sabato 10 luglio 2021

Tornare a Sognare

TORNARE A SOGNARE



 

di Francesca Amidei

Avevamo bisogno di tornare a sognare. Tutto si era fermato e domani tutto ripartirà...

Lo sport è passione, di quelle che ti fanno togliere la mascherina e abbracciare chi sta vicino a te. Gli azzurri in finale a Wembley e Matteo Berrettini in finale a Wimbledon. Londra si tinge di azzurro, le bandiere tricolori sventolano fiere su tutti i terrazzi dello stivale, da simbolo di speranza a pura esaltazione.

Andiamo per ordine nella Domenica della “double final”, detta all’inglese. Alle ore 15 (orario nostrano), Matteo Berrettini scenderà sul campo centrale di Wimbledon per provare ad aggiudicarsi il torneo più prestigioso al mondo. E’ il primo tennista italiano della storia, che raggiunge l’ultimo atto del championship londinese. Ci arriva a venticinque anni, da numero nove del mondo, accreditato della settima testa di serie e fresco vincitore sull’erba del Queen’s. Nessuno l’ha mai dipinto come un predestinato eppure dopo essersi insediato stabilmente nella top ten del ranking mondiale, si è conquistato con educazione e personalità il diritto di sognare in grande.

A seguire alle ore 21, sempre in terra londinese, ci sposteremo allo stadio di Wembley dove gli azzurri proveranno a fare la storia sfidando i padroni di casa inglesi. Novanta minuti e più di sofferenza da condividere con amici e famigliari con birra alla mano e una tradizionale grigliata estiva (o frittata di cipolla per gli appassionati di Fantozzi!). Gli addetti ai lavori la definiscono l’Italia del popolo, una squadra compatta che sa soffrire e sacrificarsi priva di un solista fuoriclasse. Vince il gruppo e la voglia di diventare grandi insieme. Con la missione di far tornare a esultare, a saltare, a cantare una nazione intera che per troppo tempo si è scordata di sorridere.

Come finirà lo sapremo tra ventiquattro ore ma una certezza già ce l’abbiamo, siamo tornati a emozionarci. Il tifo negli stadi ha risvegliato in noi quel senso di partecipazione che era andato scemando, in un anno e mezzo di sport muto dove i commentatori la facevano da padroni. Quel brusio di sottofondo, chiamato tifo, ci ha restituito il diritto di vivere appieno le nostre emozioni. Quelle facce che inquadrano sugli spalti rispecchiano la tensione che ognuno di noi prova davanti allo schermo, per un calcio di rigore o per un set point, che ci fa sentire parte di qualcosa che vogliamo condividere con gli altri.

Qualsiasi verdetto uscirà dai due campi che iniziano con la “W”, non potrà più farci dimenticare quanto è stato bello il percorso e l’attesa che hanno portato alle due finali. Era un lunedì sera di un anno e mezzo fa quando tutti gli incontri professionistici di tennis vennero sospesi, qualche giorno prima toccò alla serie A chiudere i battenti. Tutto si fermò, in un clima surreale, che vedeva  in quei giorni la penisola italica irradiata da un beffardo sole primaverile.

E domani, DOMENICA 11 LUGLIO 2021, tutto ripartirà. La vittoria o la sconfitta sono solo l’epilogo di una duplice favola sportiva di cui già conosciamo il risvolto umano, siamo ancora capaci di tornare a sognare.

 

mercoledì 25 marzo 2020

Suspended


SUSPENDED





di Francesca Amidei

Stop di due mesi... È ufficiale, il tennis si ferma...

Sette giorni prima, il nostro paese ha predisposto la chiusura di tutti i Centri Sportivi. Ma sono consentiti gli sport all'aperto. Gongoliamo all'idea di avere quei fantastici 23.77 metri (la distanza di sicurezza richiesta è di un banale metro!). Ci sentiamo intoccabili, ma è solo un'illusione.

Da lì a poche ore, ci ritroviamo rinchiusi dentro casa. D'istinto apriamo i social, veniamo sommersi da un susseguirsi di hashtag #andràtuttobene. Sul live score di Indian Wells appare la scritta, MATCHES POSTPONED. Era un lunedì sera, di quelli che non scorderemo mai...

La penisola italica è irradiata da un beffardo sole primaverile. Il cielo limpido sembra volerci infondere il buon umore svanito. Proprio ora, sul più bello, dobbiamo metterci in pausa. Ci siamo allenati per quattro mesi sfidando la pioggia, il freddo, il vento per affrontare una nuova stagione tennistica. Siamo pronti alla battaglia sul campo ma, non immaginavamo, di dover sfidare un avversario invisibile.

I giorni hanno perso consistenza, deprivati della loro consueta diversità. Ci rifugiamo in giardini e balconi, per avere qualche ora d'aria. Immersi in una "falsa" preparazione atletica primaverile, che, giova di più alla mente che al fisico.

Nel nostro settore lo smart working non è redditizio. Ma ci sentiamo in dovere di realizzare qualche video per tenere attive le pagine social del circolo. È il nostro grido di battaglia. Quella clip di cinquanta secondi di esercizi, che può sembrare gasante e auto celebrativa, contiene un messaggio implicito al suo interno. È la nostra voglia di lottare e ribaltare questa partita che ci vede, si in svantaggio, ma non ancora sconfitti.

È tutto un incubo. Dobbiamo passare altre notti insonni come dopo ogni match, in cui c'è da smaltire la delusione della sconfitta o l'adrenalina della vittoria. Ma ci sveglieremo di soprassalto, in una calda mattinata estiva, con indosso pantaloncini e t-shirt che delineano i segni della nostra inconfondibile abbronzatura.

Non ci scorderemo mai quel lunedì sera, quando la partita che ognuno di noi stava giocando nella quotidianità della vita, venne sospesa. Così come ricorderemo per sempre, l'emozione del primo punto. Quel dritto vincente, che sgretolerà le restrizioni, che ci restituirà la libertà e il diritto di stare con chi amiamo.


"Sabato, sabato
È sempre sabato
Anche di lunedì sera
È sempre sabato sera
Quando non si lavora
È sempre sabato
Vorrei che ritornasse presto un altro lunedì..."


- Jovanotti -


mercoledì 19 febbraio 2020

Vivere il Tennis


VIVERE IL TENNIS




di Francesca Amidei

Il motivo per cui giochiamo a tennis, è che non vogliamo dividere con gli altri i meriti di una vittoria. Siamo delle "prime donne", che sfilano su un terroso tappeto rosso in cerca di gloria. La scelta di uno sport individuale è pure una questione di carattere. La follia e l'estrema timidezza non vengono accolte di buon grado in uno spogliatoio, che ricerca un suo equilibrio interno.

Il tennis ci permette di esprimere chi siamo, e questo può essere anche un rischio. Perché per raggiungere quella cosiddetta gloria, bisogna limare gli aspetti non proficui del nostro carattere. In parole semplici se siamo nei guai, sportivamente parlando, nessuno al di fuori di noi ci potrà tirare fuori.

Questa è la sfida più difficile da vincere, se abbiamo scelto di scendere in campo da soli. Il vantaggio della solitudine è che ogni decisione spetta a noi, e se il piano A non funziona, dobbiamo elaborare idee nuove per cambiare. Questo significa avere fantasia e flessibilità.

Passare da una tipologia a un'altra di gioco richiede, in primis, un accettazione mentale del nuovo stato. Se per vincere dobbiamo stare in campo tre ore è necessario avere una predisposizione alla fatica, la forza per non soccombere con il prolungarsi degli scambi.

E dal momento che dopo i quaranta una persona o si ama o si odia, di sicuro non si cambia. È da pischelli che bisogna prendersi la responsabilità di decidere se lottare o mollare. Un imprinting caratteriale che ci accompagnerà nel vivere il tennis.

Sport violento e infinitamente romantico che mette a nudo, pregi e difetti, di ognuno di noi. Si discosta dall'immagine di perfezione che ci regala un parco assolato pieno di margherite e coriandoli, tipico di un febbraio anomalo. Siamo portati, nello srotolarsi degli anni, a una progressiva metamorfosi umana e tecnica dettata dal tempo.

Si può anche sviluppare un tipo di gioco, e portarlo avanti per tutta la nostra vita tennistica. Rifiutarsi di apportare qualsiasi miglioria, novità, evoluzione tattica e, probabilmente, vincere o perdere in fotocopia gli stessi match. Strutturare il nostro tennis vuol dire sopprimere al minimo la possibilità di scelta e, dare un calcio netto, alla produzione di nuove soluzioni.

Questo significa sopravvivere al tennis, ma non viverlo nella completezza delle sue sfumature. Provare delle singole esperienze esaltanti sfuggendo, allo stesso tempo, alla pienezza della sua quotidianità. Come sentirsi felici durante un viaggio, per poi appiattirsi, una volta tornati a casa. E crogiolarsi nell'illusione di aver espresso noi stessi, senza aver mai osato giocare, quello strettino che ci stava tanto a cuore.


"...E con le idee puoi cambiare il mondo... Ma il mondo non cambia spesso. Allora la tua rivoluzione sarà cambiare te stesso..."

- Mannarino -